2 Maggio 2023By Antonio Tonon

I club sono una risorsa

I club come risorsa suonica blog

Due mesi fa sono stato nel club più incredibile che abbia mai visto e potuto immaginare.

Amo la club culture e amo viaggiare per la musica. Spesso e volentieri prendo aerei e macino km per raggiungere le più disparate località del mondo per assistere a festival (Coachella, Primavera Sound, ADE, Pukkelpop, I Love Techno, Portola, per citarne alcuni…) o per frequentare i club che attirano la mia curiosità per location o proposta musicale, cogliendo l’occasione per scoprire e visitare nuovi luoghi.
Fin da giovanissimo la mia priorità è sempre stata il clubbing: frequentare locali, dai piccoli club di Berlino alle mega discoteche di Ibiza, e fissare per ore il dj mentre il mio corpo ondeggia (se la musica è quella giusta), mi ha sempre trasmesso “good vibes”; da solo o in compagnia, non fa differenza.

Il club che mi ha folgorato qualche settimana fa, partecipando al party di Ed Banger (etichetta discografica francese di musica elettronica rappresentata dai Justice), è il Printworks di Londra.
Forse qualcuno lo conosce per i video dell’incredibile show audio/visual dei Tale Of Us che hanno fatto il giro dei social negli ultimi mesi, ma in realtà il Printworks, in soli 6 anni dall’apertura, è diventato una vera e propria istituzione musicale a livello mondiale.

Nato dalle ceneri della più grande stamperia (da qui il nome) dell’Europa occidentale, è uno spazio industriale di circa 65.000 mq suddiviso in 6 grandi ambienti disposti su diversi livelli, capace di contenere 6.000 persone e preposto per ospitare eventi di qualsiasi natura, non solo musicale. La main room, alta come un palazzo di 6 piani, è caratterizzata da un lunghissimo e inusuale dancefloor e due terrazze agibili lungo i lati lunghi della sala.
In questi anni il Printworks ha ospitato tutti i più grandi artisti di musica elettronica mondiale ma anche eventi di musica jazz, orchestre di musica classica, esposizioni, mostre d’arte, mercatini e fiere.
Un vero e proprio spazio eventi modulabile e polifunzionale ricavato da una vecchia fabbrica inutilizzata. Ed è qui che mi voglio soffermare: l’importanza di trasformare un luogo dismesso in un centro culturale e risorsa turistica (le grandi capitali europee insegnano).

La cosa che più mi ha colpito di questo luogo è la cura dei dettagli di uno spazio industriale che ha cambiato fruibilità mantenendo intatta la propria identità: alle vecchie macchine da stampa e container, si alternano moderne strutture audio/video/luci che fanno diventare un luogo underground in uno dei locali più tecnologici d’Europa creando un’atmosfera da vero club, il tutto condito da una macchina organizzativa “nordica” formata da 600 addetti ai lavori che accolgono in totale sicurezza fino a 6.000 persone ad ogni evento con rigorosi controlli e zero tolleranza alle droghe.

Il Printworks, in poco più di metà decennio, ha rivoluzionato le regole e alzato l’asticella del clubbing, diventando uno dei locali più importanti e influenti al mondo, ma dopo soli 6 anni dall’apertura e dopo essere riuscito a ridare vita ad una zona a est di Londra poco frequentata, proprio lo scorso weekend ha chiuso i battenti a causa di un’imminente chiusura dell’area circostante per vasti lavori di riqualificazione.
Il quartiere interessato subirà un cambio di destinazione urbana e quindi il locale, che fin dalla nascita era stato pensato come temporaneo, non dovrebbe più riaprire in tale struttura, ma la speranza è l’ultima a morire… Perché, quando un locale della vita notturna londinese famoso in tutto il mondo è costretto a chiudere, è comunque un giorno triste per la città.
“È un arrivederci, non un addio” promettono i gestori, che nel frattempo hanno già inaugurato il The Beams, un nuovo club ricavato da un altro spazio industriale dismesso a Londra.

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