29 Marzo 2023By Michele Sabatino

Non sapevo ci fosse quel concerto

Concerti e comunicazione digitale ai tempi dell’odio verso i Social

non sapevo ci fosse quel concerto suonica

Il New Age Club di Roncade (TV) è aperto dal 1996. Nei suoi quasi trent’anni di attività ha ospitato concerti ed eventi di ogni tipo e genere, dal cantautorato italiano all’heavy metal d’oltreoceano, dal rap al rock, passando per una miriade di party.
Possiamo dire che gode di una certa credibilità sul territorio nazionale, e continua ad ospitare i tour dei principali artisti “da club” (cioè quelli che possono aspettarsi un’audience tra i 400 e i 700 paganti per intenderci).

I 27 anni di storia e le centinaia di concerti però non sono sempre sufficienti per sperare che il pubblico sia sempre informato su quanto accade nel nostro club. Il timore è quello di non riuscire a informare tutti gli appassionati che quel giorno ci sarà sul palco del New Age il concerto di quell’artista che gli piace tanto.
“Se gli piace quell’artista lo saprà già”, “se vuole andare ad ascoltare quell’artista si informerà sul tour”, “l’avrà visto sicuramente sui social”, eppure ci sarà sempre qualcuno che il giorno dopo il concerto verrà a dirti “ma non sapevo del concerto di Tizio, sarei venuto! Non l’avete promosso?”
La domanda mi devasta” direbbe Zerocalcare. Certo che l’ho promosso, ho mandato i comunicati stampa, ho fatto le campagne su Facebook e Instagram, ho mandato la newsletter, ho aggiornato il sito…come hai fatto a non vederlo?

Il problema è più ampio e ha a che fare con la saturazione di contenuti da cui siamo afflitti noi tutti, sui social e non solo. Aprite Instagram per un minuto: qualche storia di amici e colleghi, qualche post acchiappa like, un paio di video di gattini, che simpatico questo a cui hanno messo un cappellino con le orecchie da coniglio, lo mando in direct a mia sorella. Fine.
L’annuncio del tour di quell’artista che ascoltate spesso in macchina e di cui canticchiate l’ultimo singolo sotto la doccia ve lo siete perso. O forse l’avete pure visto, ma vi è passata di mente quando avete visto il gattino con le orecchie da coniglio. Vi capisco.

giorgio poi new age

La questione è più complicata di quanto sembri, perchè un locale relativamente piccolo come il New Age, che cerca di offrire una discreta proposta musicale e non può sempre permettersi i grandi nomi da Sanremo o da record di ascolti su Spotify (quelli ormai fanno i palazzetti, i Festival, alcuni vanno dritti agli stadi) ha bisogno di essere capillare nella comunicazione e avere per quanto possibile la certezza di raggiungere tutto il pubblico interessato.
Il “pubblico interessato” però è troppo vario per essere compreso in un unico target. Per fare un esempio, la programmazione di marzo sul palco del New Age prevede due gruppi progressive metal statunitensi, un party-karaoke, un chitarrista australiano, un gruppo heavy rock demenziale, uno che fa rock in dialetto veneto, un party anni 2000 e un trio funk-afrobeat.
Capite che in poche settimane si alternano pubblici molto diversi tra loro, ognuno con i propri interessi, le proprie abitudini, ma soprattutto composti da persone a cui probabilmente interessa solo uno di questi eventi e non è interessato ai restanti. Diversamente da una discoteca o da un club che predilige un solo genere musicale, trovare “il pubblico del New Age” è complicatissimo se non impossibile e questa difficoltà si riversa nella comunicazione del locale.

Senza nome

Ma allora come comunica il New Age?

Carta, no: dal 2014 non stampiamo più flyer, volantini, locandine, tutte quelle cose di carta che portano via tempo (di realizzazione), denaro (per stampa e distribuzione) e non permettono di targetizzare l’audience (i parabrezza delle auto nel parcheggio del cinema). “Eco-friendly before it was mainstream” se volessimo tirarcela.

FOMO, no (purtroppo): la Fear Of Missing Out sta dando una grande spinta alla musica dal vivo italiana. Artisti semi-sconosciuti ai più che riempiono gli stadi, concerti che diventano docu-film, biglietti introvabili. Senza togliere meriti a nessuno, è anche il “devo esserci a quell’evento, ci vanno tutti!” che sta dando una buona spinta al momento super positivo dei concerti nel Belpaese. Ecco quindi che i Coldplay riempiono in pochi minuti 6 stadi (quattro San Siro e due Maradona, nessun paese europeo conta così tante date del loro tour), i Pinguini Tattici Nucleari di stadi e grandi festival ne faranno ben 10, una non-più-giovane Madonna riempie due Mediolanum Forum più in fretta che qualsiasi altro palazzetto europeo.
Tutto bellissimo, ma il New Age è un piccolo club a Roncade, qui non c’è la FOMO, i biglietti non vengono polverizzati (successe solo una volta, era il lontano 2018, c’erano i Maneskin…).

Band, AIUTO!: spesso (purtroppo) le band fanno il minimo indispensabile per promuovere la vendita dei biglietti dei propri show. Se “fanno vuoto” ai concerti sei tu che hai comunicato poco e male. Ultimamente sembrano essersi resi conto che se il tour invernale va male il tour estivo non ci sarà, per cui piano piano iniziano ad aiutare loro stessi la vendita, chi con qualche storia su Instagram, chi con dei contenuti ad hoc (ho trovato molto simpatico questo video dedicato a Padova degli Eugenio in Via di Gioia), chi arriva a concederti i propri canali social per qualche attività di advertising mirata (in questo modo è possibile fare pubblicità direttamente dai canali social dell’artista, molto utile). Nel complesso queste iniziative sono però sporadiche, nella quasi totalità dei casi bisogna rimboccarsi le maniche e darsi da fare, ricordandoci che abbiamo sempre dietro l’angolo quell’amico che verrà il giorno dopo a dirti che non sapeva di quel concerto.

Social Ads si, ma che fatica: il maggior investimento, in termini economici e di tempo impiegato, passa dai social, nella fattispecie i canali Facebook e Instagram del New Age.
Anche le cosiddette “sponsorizzate” però diventano sempre più complesse, specialmente se ci ricordiamo della saturazione dei contenuti di cui abbiamo già accennato sopra.
Nello specifico, come è meglio muoversi? (Alert: queste righe sono un po’ tecniche ma utili a tutti).
“Faccio una promo per catalizzare il pubblico verso l’evento Facebook?” NI, nel post-covid gli eventi hanno perso molto del loro potenziale, ha senso investire per portare il fatidico “Mi interessa” o “Parteciperò”??“Porto traffico al mio sito?” NI, perchè va bene portare traffico ma non tutti cliccano, l’ideale sarebbe portare il pubblico direttamente all’acquisto dei biglietti ma non c’è possibilità di tracciare direttamente gli acquisti all’interno dei vari Ticketone, Ticketsms, Ticketeccetera come se fossero il tuo e-commerce.
“Allora faccio un po’ di campagne di interazione!” NI, perchè con i like e le condivisioni non si vendono biglietti.
“Faccio un po’ di tutto, l’importante è rivolgersi al giusto target!” Ancora NI, perchè come abbiamo visto il target è super variegato, le opzioni di targetizzazione di Meta sono sempre più vaghe e meno precise, per cui spesso ci si deve fidare dell’algoritmo. Ma spesso è difficile fidarsi, l’algoritmo conosce davvero tutto? E riuscirà a raggiungere anche il mio amico pronto a lamentarsi il giorno successivo?

suonica blog sito new age

Torniamo al sito web, alle newsletter e ai giornali: fortunatamente il sito web lavora già discretamente bene in organico ed è un buon punto di riferimento per gli affezionati.
Per essere più capillari possibili e coinvolgere anche chi dei social si è stancato abbiamo attivato una newsletter che aggiorna gli utenti un paio di volte al mese, non fa spam e conta su un tasso di apertura superiore al 50%. Ci si iscrive qui, se ne avete piacere.
Per i concerti importanti o che coinvolgono artisti più “nazional popolari” tornano utili anche i comunicati stampa, che offrono una buona cassa di risonanza tra i quotidiani locali. Li utilizziamo soprattutto per eventi su cui abbiamo meno storico o che si rivolgono ad un pubblico molto ampio, come i concerti di Suonica Festival e gli eventi in Spiaggia del Faro a Jesolo.

In sostanza, se sei un club di provincia con un’offerta artistica molto variegata, far sapere cosa offri è complicato, anche se hai 30 anni di storia alle spalle.
Noi nel nostro piccolo speriamo di essere capillari, esaustivi, e di vedere presto tra il nostro pubblico l’amico che si è sempre lamentato perchè “Non sapevo ci fosse quel concerto” .

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