1 Febbraio 2024By Jessica Zanette

Sognando Elodie

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Molti di voi, forse, andando avanti nella lettura si renderanno conto di aver sbagliato articolo. Quindi vi avviso subito, dicendo che no, qui non troverete quelle famose foto di Elodie sul palco da zoommare che stavate cercando. Sarà più che altro una riflessione generica e spassionata su come sia cambiato il panorama musicale e il ruolo degli artisti grazie ai social. Facciamo un po’ di ordine.

Quindi, per chi sta proseguendo nella lettura, vi starete chiedendo: perché sognando Elodie? Il titolo mi è venuto in mente perché un giorno, in Suonica, stavamo parlando del documentario Netflix su David Beckham, in cui è lampante il cambiamento del suo ruolo, da fenomeno del calcio a vero e proprio brand. È stato, in tal senso, un pioniere di questa direzione, ancora prima che i Social fossero così tanto parte integrante delle nostre vite.

Così come una Jess Bahrma qualsiasi, che voleva essere come Beckham nel famoso film del 2002, oggi (o domani) c’è sicuramente da qualche parte più di qualcuno che vorrebbe essere come Elodie. Un fenomeno musicale (e non solo) vero e proprio, uscito da un talent, che oggi conta numeri da record, basta vedere i sold out delle date del suo ultimo tour.

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Qualche dato e un paio di considerazioni

Che il panorama musicale sia cambiato lo sappiamo già, primo indizio fra tutti è il nostro modo di fruire la musica. 20,7 sono le ore medie di musica che ascoltiamo in una settimana (fonte IFPI) e i mezzi sono, in ordine, per il 24% i servizi di streaming (YouTube, Spotify ecc.), per l’11% le piattaforme che prediligono i video brevi (TikTok in primis) e il resto (2%) sulle altre piattaforme Social.

Un secondo indizio è che ognuno di noi segue i propri artisti preferiti sui profili ufficiali. Grazie ai social media, infatti, abbiamo guadagnato la possibilità di accorciare la distanza da loro e di coltivare un rapporto quotidiano quasi “familiare” e non solo in prossimità della pubblicazione di un album o della partenza di un tour. Per esempio, Elettra Lamborghini e Afrojack mi fanno sempre sorridere quando pubblicano i loro contenuti, oppure mi è capitato di sentire Levante cantare una jam session improvvisata davanti al suo specchio preferito o ancora di ascoltare e vedere Dan Reynolds degli Imagine Dragons suonare il pianoforte insieme ai suoi figli.

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Ok, e quindi?

Tutto molto bello. Certo, ma, mettiamoci nei panni dell’artista. Oggi non basta più (o addirittura forse non serve?) pubblicare un album di successo. Oggi contano altri numeri: i follower, gli stream, i like, le sponsorizzazioni. Per raggiungere il successo non basta più “essere bravi a cantare” o “essere bravi cantautori”, bisogna ragionare come un brand a 360°. Paradossalmente, raggiungere il successo oggi (e mantenerlo) rispetto al passato, è molto più difficile e complesso.

I social hanno imposto delle regole precise alle quali anche gli artisti devono conformarsi, come per esempio la necessità di un piano editoriale serrato o la necessità di generare quello che viene definito “hype” (s. m. inv. Clamore, creato da una massiccia campagna pubblicitaria, che dà risonanza a personaggi o eventi) dietro il rilascio di un brano o di un album.

Per esempio Dua Lipa per il lancio del suo ultimo album ha eliminato tutte le foto del suo profilo Instagram e ha postato una sua unica foto con un cambio look totale (da mora a rossa). Altro caso clamoroso, il singolo di Shakira, che coinvolge Piquè e una Twingo. La cantante colombiana ha infatti colto l’occasione di una sua “vendetta personale” per uscire con un singolo piuttosto chiacchierato che ha fatto il giro del mondo. E che mi dite di Tananai che è rimasto immobile in centro a Milano per un giorno intero per farsi riprendere da tutti in occasione dell’uscita del suo nuovo brano?

I numeri che contano qui non sono stati proprio gli ascolti dei nuovi singoli (certo per tutti e tre i personaggi citati, poi, gli ascolti sono andati molto bene): qui valgono molto di più le visualizzazioni, gli articoli, i post e, in sintesi, quanto se ne è parlato in rete.

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Sulla scia di questa evoluzione, poi hanno spopolato una serie di fenomeni che vedono coinvolgere pubblico e artisti attivamente. Sto parlando, per esempio, di Spotify Wrapped, la classifica personale dedicata alle statistiche dei tuoi ascolti, dove quest’anno addirittura l’artista che avete ascoltato di più, probabilmente vi ha ringraziato personalmente con un video. Come non citare poi il Fantasanremo, fenomeno social(e) e mediatico, dove gli artisti in gara fanno tutto il possibile per guadagnare punti e vincere, alla fine, l’affetto del pubblico a suon di like, follow e stream.

I 5 tipi di artisti nei Social

Quindi, da buona digital marketing expert quale sono, ho provato a categorizzare i tipi di artisti che incontriamo oggi nei social, un po’ come se fossero i 5 consigli per scrivere un piano editoriale perfetto o, ancora meglio, i 5 tipi che non vorreste mai incontrare su Tinder.

1) Il capitalista
Si tratta del cantante esordiente che sfrutta i Social per costruire la propria reputazione, guadagnare visibilità, interagire con i fan ancora prima di firmare e contrattualizzare con un’etichetta discografica.

2) L’attivista senza filtro
Le cause sociali e ambientali sono all’ordine del giorno. Non solo, questo artista spesso si spinge anche oltre, affrontando tematiche politiche senza mezze misure. Questo lo porta a controversie, non solo con i propri fan, ma anche rendendo difficile la vita alla propria casa discografica.

3) L’influencer
Questo artista assume un atteggiamento da influencer, sviluppando rapporti simbiotici con i brand che lo supportano. Il suo profilo sarà un 80% prodotti e collaborazioni e un 20% musica vera e propria.

4) La vittima della pressione sociale
Questo artista subisce la pressione dei commenti, in particolare dalle “stan” (i superfan del web pronti a tutto) molto attive ed è spesso oggetto di meme, tormentoni e ossessioni online.

5) Il brand di se stesso
Questo artista sa esattamente come utilizzare i social, ama rafforzare la propria immagine in accordo con una strategia ben definita insieme alla propria etichetta discografica. Cura la propria presenza online, è sempre perfetto e difficilmente verrà colto in fallo.

Questi sono quelli per me più emblematici. Ovviamente ci sono ancora molti musicisti che non amano i riflettori dei social, ma solo quelli dei palchi e che quando parlano, parlano solo di musica, arte e poesia, senza mettere in mostra la propria vita.

In conclusione

Ma quindi l’impatto dei social è positivo o negativo per la musica?

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Sicuramente i social media offrono molte opportunità a tutti i tipi di artisti, anche a quelli più di nicchia, e indubbiamente portano vantaggi alle etichette discografiche. Al tempo stesso, però, è vero che le piattaforme oggi puntano all’intrattenimento massivo tendendo a privilegiare i tormentoni di facile ascolto e quindi a favorire questa tipologia di musica.

Quello che è sicuro è che la musica continuerà a passare per i Social e che seguirà inevitabilmente la loro evoluzione. E voi, cosa ne pensate?

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